L’angoscia delle
mamme per la Fase 2
Dott.ssa Ilaria Fontana
“L’angoscia delle mamme per la Fase 2: chi protegge i sentimenti dei bambini?”
Cosa c’entra la fotografia con il benessere? Cosa con la crescita personale? Apparentemente sembrerebbe nulla.
Fino a qualche anno fa eravamo soliti considerare la fotografia come qualcosa di proprietà esclusiva di professionisti formati, dotati di costose macchine fotografiche. Noi, invece semplici fruitori della bellezza di un’immagine scattata.
L’avvento degli smartphone, e dei social (in particolare Instagram), hanno dato origine a un fenomeno nuovo. In effetti hanno reso la fotografia alla portata di tutti. Ogni persona ha iniziato, quasi senza accorgersene, con molta più facilità e frequenza, a fotografarsi e a fotografare. I famosi selfie poi sono stati la vera rivoluzione del nostro millennio. Selfie letteralmente è il diminutivo di Self-Portrait, che in inglese significa autoritratto.
Ormai è un gesto quasi automatico e spontaneo. “Dai scattiamoci un selfie!”. L’azione successiva è quella di postare l’immagine su un social o di impostarla come immagine del profilo. E’ un modo di autorappresentarsi e ancor di più un modo per parlare di sé agli altri. E’ l’immagine che vogliamo dare di noi all’esterno. E’ un’immagine per così dire, controllata, perché tendiamo a scartare e cestinare i selfie venuti male, mentre selezioniamo solo quelli dove ci piacciamo.
Sì ok. Ma cosa c’entra tutto questo con la crescita personale? E come lo scattare una foto o un selfie, ci può aiutare in periodi complessi come quelli che stiamo vivendo ora, di isolamento? Come ci sostiene una fotografia quando emergono emozioni difficili da gestire?
Fotografarsi e fotografare. Gesti potentissimi che ci consentono di esprimerci, di aumentare la consapevolezza di ciò che ci accade. Farsi una fotografia, o l’atto stesso di fotografare permette di connetterci con il nostro mondo interiore. Con le immagini profonde che ci portiamo dentro. Permette di rendere visibile l’invisibile.
Il conflitto è evidente, “voglio riportare mio figlio a vivere in una condizione di normalità, ma senza mettere a rischio la sua salute. Come fare?”
Fin ora due sono stati i provvedimenti presi dal governo in ambito infantile: il perpetuarsi del blocco delle scuole e lo stanziamento del bonus babysitter.
Sicuramente entrambe due azioni efficaci, ma da sole insufficienti.
Tanti cambiamenti, poche certezze!
In assenza della scuola chi si occuperà dei bambini? E quali altri cambiamenti prevede la fase 2 per loro? Potranno incominciare ad uscire e in che modo?
Certo il nostro modo di vivere non sarà più quello di prima, molto probabilmente mascherine e guanti diventeranno gli accessori delle collezioni estate 2020/2021 sia per gli adulti che per i bambini. Ma l’impatto emotivo per i piccoli sarà nettamente superiore poiché la differenza sta negli strumenti che si hanno a disposizione per elaborare e gestire il cambiamento.
Pensare di far uscire un bambino di 3-4 anni di casa con indosso la mascherina e i guanti per proteggersi da un virus non equivale a chiedergli di infilare le galosce per proteggersi dalla pioggia. Mi risulta difficile immaginare di far uscire un bambino di casa dopo 60 giorni di isolamento e chiedergli di comportarsi come un cane al guinzaglio.
Le mamme sanno bene che non si può negare a un bambino piccolo di sedersi a fare merenda con i suoi amichetti, di abbracciare, toccare, correre, saltare e perfino cadere. Perché? Perché sono questi i comportamenti che la natura induce da centinaia di migliaia di anni in ogni essere umano per esplorare e crescere.
I bambini sono come spugne
L’invito è che lo Stato non faccia l’errore che molti fanno difronte a un bambino piccolo, cioè di sottovalutare la sua capacità di comprensione ed elaborazione delle informazioni. I bambini assorbono tutto quello che li circonda, umori, tensioni, parole, comportamenti e in base alla loro capacità di intendere e di immaginare costruiscono da soli “teorie”.
Quali saranno le conseguenze del Covid-19 sulle emozioni, i desideri e i comportamenti dei bambini probabilmente lo sapremo con certezza solo tra qualche mese, ma nel frattempo non si può sottovalutarne l’importanza.
Vi è sicuramente bisogno che qualcuno si ponga il problema di come organizzare spazi aperti a prova di bambino, di favorire l’esistenza di organizzazioni educative e ludiche in alternativa e sostituzione alle case e ai genitori. C’è bisogno che qualcuno pensi a come alleggerire la pressione emotiva nei bambini, perché così come il paese ha bisogno di ri-partire, i bambini hanno bisogno di ri-vivere.
Ilaria Fontana
Articolo scritto per PSB Privacy e Sicurezza. Link: articolo.